Anna de Sanctis

POESIA: La Promessa

“Ascolta”, mi dicesti
con voce tremula per l’emozione;
“Quando sarò lontano,
suona per me,
e il tuo richiamo
mi porterà a vivere di nuovo
nelle dolci note che amo
e non mi perderai…”
Promisi.
e ti sento vicino
quando le note della “serenata”
vibrano nell’aria
profumata di rose
come in quel maggio lontano
che ti ha rapito a me. – 23/02/2017

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angela Demma

POESIA: IL BARBONE GIOCOLIERE
Ti guardo ,
spuntano come lumini i tuoi occhi e
il tuo naso arrossato
fra una sciarpa trovata in un cassonetto.

Per riempire una strada vuota di indifferenza la colori con i tuoi birilli.

Su panchine gelate ti inventi la vita
e con il sorriso del cuore
cerchi fra i manichini ben vestiti
un pezzo di cuore che fa rumore
ma è solo il rumore del silenzio
che ronza nelle tue orecchie.

Apparecchi la tua tavola su un marciapiede
con le mani imbrattate di odori confusi
dividendo con il tuo cane quel tozzo di pane.

Oh barbone giocoliere vorrei starti accanto come il tuo cane
per sentire nel mio gelo di manichino ben vestito
quell’alito caldo sul cuore
asciugandoci le nostre lacrime.

Mi osservo,
ho più freddo di te,
posso stare con te?
Angela Demma
– 23/02/2017

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Massimo Triolo

POESIA: Volti di pietra

Le ore si stanno ammutinando, grani di sale
discendono le mie tempie.
Ore aperte sui cardini delle pagine,
come un culmine di sole nel cielo ferrigno.
Tu eri una voce così sincera e compita,
tu eri l’arco della tua schiena
e la morbida, calda fragranza dei tuoi seni,
tu eri una pazza saggia,
ed io ti ho seguita fino alla foce del tuo delirio.
Siamo incatenati a un passato il cui tempo
era una lusinga,
ora sembra abbiano tolto il velo
dai nostri occhi di sognatori.
Le ore si stanno ammutinando,
il viaggio è un’altalena di visioni,
un cuore edace di vibrante fiamma.
Abbiamo barattato il pane dell’amore
con cibi squisiti e sofisticati –
una volta ci bastava spezzarlo
e prenderne un tozzo a testa…
Non dovemmo mai regalarci fiori,
facevamo l’amore su quelli di campo.
Ne coglievamo per la nostra stanza lunare
che spazzava il cammino da ogni ingombro:
quando l’abitavamo come una sentina di poesia,
vicino alla polveriera dell’arte spinta
e a qualche canzone folk come dio comanda.
C’erano candele e incenso,
c’erano latte e whisky, vecchi spartiti,
poesie di Eluard e Majakovskij,
pettini d’osso con ciuffi dei tuoi fulvi capelli,
qualche disco Jazz e la giusta penombra,
pesanti tende di velluto porpora
che cacciavano il sole in un buco lontano,
e affiochivano grida e stridori dalla strada.
Quando tutto divenne ciarpame,
le nostre anime erano immobili
in una canicola di esacerbata stanchezza,
e i sorrisi radi e rassegati,
fissi nei nostri volti di pietra grezza.
Stavamo perdendo il controllo,
e non era la droga,
non la traiettoria dei nostri voli spezzati,
non gli ossari delle parole corse,
né la nudità reciproca delle menti.
Erano fiori di campo falciati dall’inverno.
Erano le nostre stesse voci ripudiate ed odiate:
io la tua, tu la mia –
un tempo stellari trapezi e ora cenere bagnata.
Le ore si stanno ammutinando,
un mondo impazzito
mi ha messo collare e museruola,
ripenso i perfetti archi delle tue lunghe unghie
che percorrevo con l’indice,
ripenso la tua gioia simile a una primizia
in una tarda primavera di tante piaghe in meno.
Questo sogno da desto mi costerà caro.
Ho visto il tuo spettro ciondolare
vicino alla mia aspra disapprovazione,
la tua anodina indifferenza ai miei insistiti sguardi,
il corsetto rovesciato in un angolo
e nemico delle dita che il tuo corpo,
non più fresco,
guadagnava alle sue forme –
ancora, in qualche modo, appetitose.
La penombra divenne fitto buio,
il tuo angelo custode disertò questa guerra
e il tuo volto s’indurì in una maschera di diniego.
Le parole divennero lame mordaci
corse sul taglio,
cagliò il latte, e il whisky non bastò più.
Vedi come ciò che è fresco e chiaro
come un mattino,
non sia altro che una visione fugace,
un inciso nel linguaggio esploso del tempo,
uno strumento di tortura fatto di carezze?
Le ore si stanno ammutinando,
il nostro vascello d’argento vortica in basso
in un maelstrom di disgrazia e oblio.
Incistato nel mio cuore,
simile a un male oscuro inciprignito,
il cancro del ricordo,
che ogni cosa congiura a nutrire
come impazzita carne del mio stesso sentire.

– 23/02/2017

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Angela Collina

POESIA: Tre – Tre – Tre –
mamma mia sono Tre !!!
Tutti biondi
e per me
sono meravigliosi
sono Tre !!!
Spesso …..litigoni – chiassosi – scompiglioni –
A vole …. svogliati – dispettosi
Sempre …. affettuosi – teneri – premurosi –
Ma….
domani
quando saranno cresciuti
resteranno come sono ora ? –
Io …. diventerò
sempre più piccola e fragile
resterò per loro la …mamma…
…lo spero …. – 23/02/2017

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viviana scataretico

POESIA: Quel giorno

Un giorno si rapì e si nascose,
celò la luce dietro ad un portone e chiuse le persiane,
serrò le labbra alle parole e respirò piano per non farsi sentire.
Gli occhi,
nel buio di quell’ombra,
persero colore.
Quel giorno aveva deciso di sparire,
voleva esser dimenticato,
non vissuto ne ricordato.
Si vergognava d’esser nato,
non poteva morire,
non gli era dato,
ma scomparire lo voleva fare,
nascondersi,
silenziare.
Stette così,
immobile,
accoccolato,
rannicchiato in un cantuccio,
guardava le ore,
attraverso una fessura,
passare e cercarlo,
le sentiva chiamare,
piccole ed inutili senza la sua presenza,
sperse e spaventate che,
tutte insieme,
senza una guida,
non sapevano cosa fare,
dove andare,
a cosa potessero servire.
Ma si accorse,
quel piccolo,
sciocco,
giorno di non poterlo fare,
perchè anche nascosto lui esisteva e,
nel suo essere così vigliacco feriva.
Meglio un giorno che si senta inutile e sia depresso, meglio 24 ore in fila con gli occhi lucidi di pianto, meglio lo strazio del tempo doloroso che sembra non passi mai,
meglio la fatica di vivere quei minuti lasciando fluiscano,
meglio affrontare l’ostacolo di un tempo racchiuso fra le lancette di un orologio,
al quale abbiamo dato inizio e fine solo perchè è più facile vivere se non si pensa all’infinito,
meglio lasciarci travolgere che ignorare, g
iorno per giorno,
ogni giorno.
(Vì) – 23/02/2017

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Valentina Binda

POESIA: Via Francigena -tappa 24 – (per Erica)

24
ventiquattro
è il giorno in cui è nato mio figlio
gli ulivi
gli ulivi
mi sono sempre piaciuti
e anche le olive
-vieni- dice il Signore
ma certa gente
rompe i coglioni
ogni ramo che non porta frutto

se lo tagli

porta più frutto
si chiama “potatura”
– Vieni – dice il Signore
brillano
i riflessi di luce
tra le foglie
e lontano
lontano
si intravede il mare
i panni stesi al sole
emanano il loro profumo
le viole
gli ellebori
le mimose in fiore
uomini pronti
pronti
a fare sesso
a tutte le ore
– vieni – dice il Signore
colline e dirupi
ti mozzano il fiato
ma laggiù
in lontananza
c’è
il tuo innamorato
è lì che ti aspetta
vicino a un’acqua sorgiva
-Vieni – dice il Signore
è una rima baciata
che ti accarezza
furtiva
– Vieni – dice il Signore

e non tardare.

true des barricades
è la mia canzone
preferita
– 23/02/2017

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Manuela Rossi

POESIA: NEI TUOI OCCHI

Nei tuoi occhi
ho visto uno scorcio
dell’aldilà.
Mi sono tuffata
ed era immenso,
un lago profondo
e calmo.
E ho visto
me stessa
in un abbraccio dorato
e infinito.
Ho visto
tutte le preghiere,
tutte le richieste,
quelle espresse
e quelle silenziose.
E Il luogo tranquillo
che mi lega
alla fonte.
Ho visto ali
fatte di risorse,
e risposte
tessute di carezze
e profumi
d’incoraggiamento.
Ho visto chi sono
e cosa ci fa vivere
e il passo della primavera
in una sosta rivelatrice.
Quanto dura
uno sguardo
se il cuore
detta il ritmo?
Mi sono fermata
a dipingerlo
e non me ne pento.
Come una melodia
si muove
nella tela.
Dove vado,
dove arrivo
oggi sono già.
Nei tuoi occhi
ho visto case,
speranze,
sorrisi conosciuti
e mani
che si uniscono.
Ho visto
capolini di sole
e avventure,
prati fioriti
e montagne
e valli.
Nei tuoi occhi
mi sono fermata
come per riprendermi
e ho bevuto
come
chi ha a lungo camminato.
Nei tuoi occhi
mi sono fermata
e ho visto
quant’era importante
che io ci fossi,
nonostante tutto,
o forse
proprio per questo.

– 23/02/2017

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Erica De Pasquale

POESIA: Il silenzio della notte
Scendono le tenebre della notte e tutto tace.
La notte è nera, buia, spettrale non si odono i rumori delle macchine, delle sirene,
del fruscio del vento, del tic tac tic tac della pioggia che cade a tempo.
Tutto è silenzioso in tarda notte.
Ciao notte!

– 23/02/2017

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renata pietrella

POESIA: E’ facile dire si
chiudere gli occhi
e non vedere
E’ piu’ facile
che negare
e dalla vita farci fregare
E’ semplice domandare
pretendere e poi aspettare
perchè tutto è dovuto
senza lavorare
cosi
senza fatica
tu…. freghi la vita
Come vorrei poter prendere il sole..
e mandarlo a chi è lontano..
come vorrei prenderli poi per mano
e rassicurarli
dicendo.. Noi..
ci siamo
Ed ora immagina se in tutto il mondo
fosse finito in un secondo
quel sempiterno dover pregare
per correre e sudare
per vivere.. o mangiare
E’ facile donare
quello che ti avanza
e reprimere il dolore
con la lontananza
E’ più facile solo dire
cantare e denunciare
nella società del so’
ma
non voglio fare – 22/02/2017

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rosa mesina

POESIA: Ascolto la musica del mare che si infrange.
Quanto vorrei essere il mare.
Infinito, forte, rumoroso.
Chiudo gli occhi.
Ascolto la musica dei miei pensieri.
Io non sono come il mare.
Finita, debole, silenziosa.
Dentro di me, un uragano che mi strugge.
Sarò forse come la tempesta.
Non riesco a capire.
Cosa è che vedo?
Una foglia, intrappolata sull’albero.
Mossa dal vento.
Non posso liberarmi. – 22/02/2017

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