POESIA: NEBBIA
Pensavo rapito all’infanzia.
Sentivo le voci, i suoni,
i sapori di cose perdute nel tempo.
Ricordo l’estate rovente sul bordo della ferrovia,
sentivo arrivare lontano quel mostro che urlava
indecente di forza
e i compagni di gioco scappare,
il terrore nei piedi affannati,
“mettiamoci in salvo!!”,
guardare in silenzio quel piccolo folle
fantasma
aspettare incosciente sdraiato di schiena
sulla piccola riva di sassi,
con la testa a sfiorare la strada di ferro.
Arrivava veloce,
era un tuono potente e passava vicino,
allungando una mano potevo toccarlo,
ma non avevo paura:
era tutto il coraggio del mondo
che entrava attraverso la pelle,
dalla terra che sotto di me
tremava impazzita.
Ne avevo bisogno.
Sapevo che tutta una vita, davanti,
aspettava di essere presa,
con le mani, con gli occhi,
con tutto quel piccolo corpo indifeso,
già piccolo lupo,
sull’orlo della grande tempesta.
E adesso,
che tutta una vita ho vissuto
con la faccia nel vento
ad esplorare emozioni,
a capire la gente,
a cercare nel fondo del cuore
risposte a domande che nessuno faceva,
a cacciare nel bosco di notte
le mie verità,
adesso sei tu che mi passi vicino,
che se allungo una mano
posso quasi toccarti.
Vorrei di nuovo spogliarmi
per te, con te
e prima che tu te ne vada, (“mettiamoci in salvo!!”)
cercare di farti capire……..
….per sempre.
Vorrei abbracciarti ancora una volta
per tutta una notte
e scoprire come posso
farti morire con me.
Vorrei,
un mattino di tanti anni dopo,
con la faccia nel vento,
con gli occhi socchiusi,
pensare di essere ancora dentro di te
così tanto da poterti trovare,
dovunque tu sia
e parlarti
e ascoltare le storie
che mi vuoi raccontare,
seduti lì,
dove tutto finisce e tutto inizia.
Vorrei poterti
amare
ancora un minuto,
tenerti stretta ancora
il tempo di un sospiro,
per poter sperare
di non diventare mai
nebbia. | sorgente: https://www.facebook.com/ – 06/02/2018
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