LO PRESTI FERDINANDO

POESIA: TORMENTO
I fiori che non colsi
Li tengo nel mio cuore
Li guardo con stupore
SON desideri persi
sogni mai sognati
lasciati al mio passato
Le cose che ho avuto
Per sempre ò perduto
Canzoni urlate al vento
Smarriti nell’oblio
Quell’uomo non son io
è solo il mio tormento
…………..Aldo
| sorgente: https://www.facebook.com/ – 18/12/2017

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ROSSANI OTTAVIO

POESIA: Notte amica

Estenua questa notte amica, che non passa.
Il buio non convince e fa paura.
Il sonno è restio ad avvicinarsi.
La mente resiste all’abituale crollo,
nonostante la geografia di orrendi timori.
La tensione cresce cercando quiete,
paradosso di una sete di vita,
mai spenta nonostante le continue bevute.
Stendersi sul letto è parafrasi di morte.
Nell’attesa della letale occasione
– inevitabile conclusione della storia –
non si chiudono gli occhi, come esorcismo.

D’improvviso poi però calano le palpebre
e trovano l’oscuro nel centro della luce.
Non sono gli occhi a rifiutare il male,
è la coscienza che ripiega nel suo interno,
percorre una pianura indistinta,
dove il vero e il falso si fondono.
Lì ogni attesa è plausibile, anche il risveglio.
Ottavio Rossani
| sorgente: http://www.poetipoesia.com/concorso-poeti-e-poesia/ – 18/12/2017

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Porta Rodrigo

POESIA: GIUNGLA DI PANNOCCHIE, POMODORI E
MARIJUANA – Marghera, post Phobic

Il sole mi saluta timido all’orizzonte
mentre sgomita tra nuvole di smog;
disegna un quadro quasi surreale,
le mie retine stanche e brucianti lo catturano,
secondo dopo secondo.
E io sto qui immobile
a ricambiare il suo umile saluto
dal tetto di questo condominio pericolante.
I piedi a penzoloni nel vuoto
a sfidare quel baratro
che mi separa
dalle strade d’asfalto
in cui scorrono uomini inquieti
che misurano umanità e mascolinitÃ
in base all’auto e alla veste
che posseggono.
I palazzi
nascondono la vastità della Pianura Padana
e le ciminiere delle industrie
spruzzano bianche nuvole artificiali
in questo cielo
che di notte ha perso pure le sue stelle.
Ovunque macerie di strutture edificate e
dimenticate,
decadenti
come la nostra epoca,
edifici invasi da erbacce e piante rampicanti.

– rivincita arrogante ed elegante della natura che
rivendica il suo spazio primordiale. –

E per le vie s’aggira il demone della
globalizzazione,
uno spirito bipolare e fetente,
che fa chiudere per sempre
le serrande di negozi di artigiani locali,
serrande imbrattate da vernice illegale
che riportano frasi di qualche ribelle
che ancora crede
nell’utopia del cambiamento sociale intelligente.

Intanto l’epidemia di sale slot
e centri commerciali s’allarga
senza incontrare resistenza,
abbattendo boschi
campi di grano e vigneti
ai quali i nostri antenati
avevano dedicato sudore bestemmie e amore.
E la terra che loro tanto veneravano con dedizione è
ormai uno scheletro
coi vestiti strappati di dosso
e continua a vomitare petrolio
e affanna
perché le motoseghe le strappano i polmoni alla
radice;
come se non ci accorgessimo di morire ogni giorno
con lei,
come se fosse normale stuprare una madre generosa.
Di sicuro non saranno queste città a guarirci,
non potranno farlo nemmeno le verdi distese
immacolate
o le vette più alte e sacre
perché siamo meschini e sporchi dentro,
e l’anima non si lava
pagando 2 € in una squallida lavanderia. | sorgente: https://www.facebook.com/ – 18/12/2017

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perego renata

POESIA: Amavo il mio paese natio ma non lo riconosco. Troppe stagioni pesano sul mio vecchio e stanco corpo.

Amavo il mio luogo natio, ma non lo riconosco.
Troppe stagioni pesano sul mio vecchio e stanco corpo.
Nella vetusta ma tanto amata dimora che ascoltò i miei primi vagiti , il dialetto è scomparso.
Gli anziani della mia infanzia riposano, ormai tutti, nel piccolo cimitero ai piedi del lungo e nastro azzurro del fiume Adda.
Occhi a mandorla, capelli neri e ricci su visi oscuri, odori forti , speziati, si fondono .
Scomparso il muggito nella vecchia stalla ; il tempo che fu tace, solo un vociare di lingue sconosciute.
Una lacrima bagna il mio viso ed il cuore muore in quel luogo ormai sconosciuto.
| sorgente: https://www.facebook.com/ – 18/12/2017

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rubidori puddu

POESIA:

Plasma,
cuore di sacca in questa notte di pauracesello,
notte di memorie di terme, notte di calorepelle.

Sangue che scende, goccia sommata a goccia…goccia sommata a goccia… 280 grammi in prova certificata, e altri 280 e altri 280 ancora … emazie senza buffy coat,
distillato di vita che avrei voluto donarti.
Madre, che ami senza richieste,
Madre con le mani aperte,
Madre che perdoni.
Madre che riposi -ora -e rivivi nei gesti miei e nelle mie notti,
dove, invertendo il tempo, cerco la via per capire l’ altrove.

Madre implorante, occhi metallo,
occhi che rivedo ogni giorno nel mio specchio.
Imploranti – a volte come i tuoi – e come i miei, stupiÌ€ti,
senza risposte a quel che accade.

Appoggio il mio orecchio al vuoto del silenzio.
Era prepotente il rumore di morte imminente.
Batteva i tacchi in questo MuseoVita, dove analizzo le filigrane delle pelli
gli errori raccontati, le emozioni cicatrizzate
-bocche aperte, denti mobili –
-a volte denti serrati -.

Letto 26 ,
gambe che esplodono nella pelle tamburo a scaglie,
muta in trasformazione,
marcetta di battaglia stonata il suo tentativo verso la vita

Letto 27,
la testa incassata in un corpo di pezzi scombinati
piccolo rantolo di topo durante i respiri irregolari

Letto 28
sguardo da ballerina, senza macula di vizio,
ricordo di cerbiatto immobile nel vuoto di questa forestavita,
il culo nudo, secco, tatuato di feci

Letto 23
sodoku sul carrello, sproporzionata pancia che dà nome alla sua fine

Letto 24
cieca alla vita e percettiva della morte,
pugni stretti, collo allungato, sopra le lenzuola bianche scritte in blu,
in tinta con l#039;iride immobile chiami un nome che non si capisce,
sospiri e chiami
un nomerantolo che sembra indicare il futuro tuo, nel buio assoluto.

Letto 25
Tu.
Mia Madre
che respiravi la stessa aria di questa figlia
che teneva la sua vita ai tuoi piedi.
Madre,
braccia lungo il corpo
incastonate in un reticolo di plastiche verdi,
bocce e siringhe belanti a destra ,
ansa di fiumesangue
percorreva ordinata la sinistra.

Madre,
hai reso quella notte priva di passato
densa del suo stesso contenuto.
Insolubile,
nei giorni che verranno. | sorgente: https://l.facebook.com/ – 18/12/2017

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Landini Simona

POESIA:
Tremante ricadere del raggio
tuo soltanto è il diritto
a fragorosa lieve grazia

Disperato cuore battente
della mia porta, che ricadeva
percuotendola e m’uccidevi.

Vigliacco andare fuggitivo
che tracciava premeditato
addio, e m’abbandonasti.

La morte mi guarda sottecchi
crollano i muscoli tutti
Prostrata e prosternata piango.

Il grido non è nero

è il verde dei tuoi occhi

ormai mai più nei miei.
– 18/12/2017

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adriano gabrielli

POESIA: sono arrivato quasi ormai a meta strada
cosa che nel subconscio, non mi aggrada
forse non son riuscito ben, ad interpretare
tutte quelle belle cose, che hai saputo fare.
la vita è stata di ricordi ed anche rimpianto
da commentar solo, da chi ti e stato accanto
trascorsi anche in solo modo trascendentale
anche se l,esperienza, non era in stato ottimale
certo chè, trovandoti in quei frangenti a tale etÃ
si poteva supporre, d’essere chiusa nell’omertÃ
forse la tua costanza e carattere indomabile
ha fatto si che tutto cioò, risultasse possibile
tra alti e bassi della vita, gli anni son passati
che nell,occasione problemi non ci sono stati.
un di il postino, una cartolina venne a portare
trattandosi della chiamata al servizio militere
e se anche da un pò di tempo aveva sentore
dentro il suo animo, stava a serpeggiar dolore
il che non dovuto, da qualche male o incidenti
era la lontananza, scoperta in quei momenti
ho un chiaro ricordo, come si svolse la scena
quando partii, i suoi occhi eran torrenti in piena
anche se allor, ci separava tanta lontananza
tutte le settimane mi scriveva con costanza
che al fin, prima di aprirla con tanta premura
potevo immaginar, lo svolgimento della stesura
che immancabilmente lo scritto era questo
come stai, noi molto bene, tanti saluti a presto
e questo procedere a pensarmi e contar tempo
altro non fece, che farla cadere in esaurimento
col ritorno a casa, riprendendo la solita vita
dopo un pò di tempo si potè considerar guarita
son periodi che ancora non riesco a classificare
son stati una perdita di tempo o vennero a giovare.
la vita continuava senza scossoni nè problema
finchè un giorno, fummo sommersi da patema
e che in men che non si dica e senza preavviso
in breve al babbo venne a meno il suo sorriso
era a letto in affanno, noi aprimmo le finestre
a nulla valse, chiuse cosi il suo viaggio terrestre
dopo aver superato pure lui una vita di stenti
non ha potuto godere della pensione i momenti.
certo che sto colpo fu per noi, tanto micidiale
che paragonato ad altri problemi, fu ineguale
certo questa disgrazia, dentro molto ci segnò
ma per sopravvivere alla vita, lottere bisognò.
cosi andammo avanti in maniera assai blanda
perchè dopo tanti guai il cuor non si comanda
ed ancora nella vita ha rigiocato altra sfortuna
mamma presa da ictus, senza speranza alcuna
messa distesa sopra un letto ed incosciente
che nessuna medicina, ha potuto far niente
per quattro anni sei rimasta in simile posizione
senza più riconescere nè figli nè persone
e chin per sempre ti ha custodito e vegliato
è tuo figlio che del tuo bene non, s’è scordato
e se da tanto tempo non ha la tua compagnia
lui ti tieni sempre in cuore e non nè uscirai via
e mentre scrivo questo, il cuore mi balbetta
ed una lacrima dagli occhi scende in fretta
ti rivedo spesso, ancora stesa sull’angusta bara
con l’immutato dolore che provavo allora.

| sorgente: http://www.poetipoesia.com/ – 18/12/2017

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Della Chiesa Luigi

POESIA: Parlami sottovoce, affinché solo io possa udire alcune parole immortali
dille con il suono del respiro, affinché possano far parte del mio respiro
diventando un tutt’uno per sempre immortali. | sorgente: https://l.facebook.com/ – 18/12/2017

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Masnata Maria Cristina

POESIA: Ti ho visto. Dormivi? Il corpo immobile raggomitolato nel buio. Nascosti da palpebre bianche, come neve, serrate, sotto ciglia immobili, gli occhi no. Dormivi? Forse, ma fuori nevicava e la notte era chiara. – 18/12/2017

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