Rossi Natascia

POESIA: “Vento forte”
Distruttore di gente già morta,
ciondolante da rami rinsecchiti dal tempo.
Senza ostentare ribalta le menti in attesa,
incapaci di reagire alla vita vera.
Il vento è dell’eremo privo di un nome, che si da una possibilità.
Rivoluzione grida.

Costruttore di buone nuove,
da macerie, alternative sorprendenti crescono.
Trafigge l’animo degli stolti che scappano,
da pace ai temerari che attendono.
Il vento è dei pazzi che ci fanno l’amore,
denudandosi di una vita passata.
Rivoluzione grida. | sorgente: http://m.facebook.com/ – 27/02/2018

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MELIS ANTIOCO

POESIA: ” 11 NOVEMBRE 1961 ”
Partimmo dal paese natio,
invocando l’aiuto del buon Dio
lasciando vuota la propria stanza,
affrontando un viaggio di dolore e di speranza.

11 novembre, giorno di San Martino,
sveglia presto si partì di buon mattino.
a Cagliari arrivammo già intristiti,
una giornate fredda e noi poco vestiti.

Con un viaggio da affrontare,
senza sapere dove potesse farci arrivare. Vedemmo Cagliari allontanarsi lentamente,
ci muovemmo tutti confusamente.

Dopo un lungo viaggio
arrivammo a destinazione,
viaggiando su un da stazione in stazione.

Arrivammo in una casa di campagna
in piena notte,
in quella casa le pareti furono nude
e le stanze vuote.

Venne alla mente la nostra casa
appena lasciata,
quella casa che fino allora era fatata.
In questo lungo percorso di vita,
nel tempo la nostra anima si è arricchita…
,

,

| sorgente: http://www.poetipoesia.com/concorso-poeti-e-poesia/ – 27/02/2018

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Franze’ Nazzareno

POESIA: La vendemmia
Un afrore si disparge nella
natura inebriata da una festositÃ
istigata dalla tagliatura
di grappoli d’uva nerastra
Fin dalle prime luci si intravedono
i miei cari propensi nel raccogliere
acini rigonfi di un succo acre e dissetante
Risalendo quei pendii si arriva
al palmento, fonte di piacere,
sopra il quale ci accingiamo
a far roteare le nostri esili gambe.
Dal trambusto susseguente fuoriesce
un mosto profumato e ubriacante
A tarda sera si festeggia il meritato
riposo, risi e urla si fondono
in una gioia non pienamente goduta
e mai più assaporata- 15/02/2018

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Libeccio Francesca

POESIA: Forse domani
Forse domani avró modo di scrollarmi del passato
Forse domani smetterò di trascinare
ilfardello ingombrante e pesante
che ha segnato la mia vita .
Forse il domani cancelleró l’ieri
e la mia mente finalmente libera
da fantasmi
potrà progettare il futuro.
E finalmente libera ,incorporea, sospinta in avanti da un leggero venticello,
lascerò cadere le sporie dentro quell’acqua limpida in cui mai avevo potuto abbeverarmi e dissetarmi.
Leggera , libera ,
raccoglierò i fiori non ancora appassiti .
Li adagerò nel vaso che finalmente s’impossesserà della sua preziositá .
Curerò i colori dei fiori , li ravviveró con essenze misteriose e rare.
Faró in modo che altri non ne contamino colore e profumo.
Il futuro , allora , sarà pronto per un sorriso d’amore .
– 15/02/2018

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Serena Squartini

POESIA: Naufragio
Silenzio. Solo scorre il mare come
Il mio cuore grigio in un tumulto
Fidato cercando spiagge senza nome
Sorrido, io nullità priva di culto.

Affondan le speranze sfuma il cielo
Sbiadisce l’orizzonte, nebbie e brine
Sommergono le pagine di vangelo
Esposte sulla prua ormai rovine

Piove. Il corpo bagnato e umido
il timone ma l’anima non tocca
Maledetto pensiero! Rende ruvido
Il petto. Dolore! La bocca si blocca

Un turbine di vento violento serra
La fuga, scuoto, scalpito,salto, scoppio!
Controcorrente. Lontana la terra
Soffoco, illusa in un mondo doppio. – 15/02/2018

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Calati Adelia

POESIA: Questa è la luce del mondo?
Ma sicuro che devo uscire?
Va bene ci provo
Non mi piace ce tanto dolore non amore guerre
Div e il ritorno?
Nessuno mi ha avvisato
Non è stata una mia scelta
Non sarebbe stata la mia
– 15/02/2018

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Daneluz Diana

POESIA: Le Vecchie Canottiere

Le “vecchie” canottiere sono mamme. alcune nonne,
alcune no, ma, sempre, grandi donne.
Grandi per la vita che hanno fin qui affrontato,
che riserva a tutte un percorso accidentato.
Per le gioie e i dolori che hanno sopportato,
le sconfitte e le vittorie che hanno inanellato.
La “vecchia” canottiera è spesso sovrappeso,
in perenne dieta il suo fuseaux è teso teso.
Ma tu la riconosci dal sorriso,
dalla voglia di farlo diventare una risata.
Che sia in allenamento od in regata,
è questo che tu vedi sul suo viso.
Le “vecchie” canottiere fanno rete.
Non solo fanno squadra, fanno rete.
Se cadi non affondi che ti prendono,
di fronte al tuo dolore non si arrendono,
tra gare, lazzi e frizzi e incitamenti
volgon di nuovo al bello i sentimenti.
Le “vecchie” canottiere le riconosci dai commenti,
da quello che raccontano del fiume, dei tramonti.
del volo di un airone cinerino,
di questo o quel gabbiano birichino,
delle lanterne magiche di un#039;uscita serale,
delle emozioni di una sfida corale.
Non sono delle “vecchie”, le “vecchie” canottiere.
Solo, da tanto tempo vivono, e da ultimo remano su quel Tevere che sa renderle anche fiere.
E sono qui al 3 Ponti quel collante,
che lega insieme uscite ed altri incontri,
tra viaggi cene ed altri bei momenti.
E l’Amicizia, di vecchia data, o nuova, o ritrovata,
diventa il filo rosso di un pontile,
che da luogo di fatica e di sudore
diventa, perché no, luogo d’Amore.

| sorgente: http://www.poetipoesia.com/concorso-poeti-e-poesia/ – 15/02/2018

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Mongiardo Daniele

POESIA: PRIMO MARZO

Una lacrima sul viso,
e mi sento in paradiso
fortunata malasorte
finalmente la mia morte

I miei occhi rosso fuoco
che si accendono per giuoco
maledetto sono io
forse credo in un dio

Tu che asciughi le mie guance,
e che spezzi mille lance
ti diletti con più gusto
finalmente è quello giusto.

I tuoi occhi dentro i miei
fanno a pugni con gli dei
preghi che sia tutto vero
forse il mondo è in bianco e nero.

Caro amore ti ringrazio
perché io dal primo marzo
non desidero più nient’altro
oltre che restarti accanto

Ora cerco la mia notte
augurandoti buonanotte
oggi che è già domani
chissà se è vero che mi ami.
– 14/02/2018

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Nicolai Andrea

POESIA: GRIGIO

Lo yin e lo yang son due macchie d’olio

in un mare inquinato d’amore;

le ombre sul pelo dell’acqua

si fanno torbida, sinuosa memoria;

il tuo nome va giù nell’abisso

al pari dei giorni che furono,

per poi rimbalzare dal fondo ogni tanto

e aprirmi uno squarcio di colpo,

nel petto,

al chiuso dell’ora che

fredda mi tempra.

Sponde opposte eravamo

e la corrente il nostro bacio,

ci mescolava informi e

senza ideali,

ma vivi e ben al di sopra del bianco e del nero.

Quello che resta

di tanta tempesta

lo strazio d’acqua salata

che solo compone il mio corpo

d’un misero settanta per cento. 14/02/2018

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