Anna Streminskaya

POESIA: Ð’ABILONIA
– Cosa vedi lа, immersa nella finestra notturna?
– Vedo dei lavori nei campi lunari dell’Interfluvio;
lavorano di notte, e di giorno
dormono nelle sue capanne, scampandosi dall’arsura; sento
il loro parlar frascheggiante.
Le siluette delle torri,
dei portoni di Babilonia; la notte
strapiomba come la legge del tirano.
E` ubriaco Hammurapi; anche i cittadini
sono ubriaci, ma un pescatore
e` piu allegro sempre di un re
o un poeta.
– Il mattino… Cosa vedi
negli alberi, nelle figure dei pedoni,
nelle mandrie dei tram sonnolenti
che escono della stalla?
– Vedo che il spuntar del giorno
con la sua frescura
rassomiglia a un giardino sospeso,
al viso rotondo de un pane d’orzo.
Io so: Non e` caduta Babilonia,
perdura nel mondo.
In qualche luogo della terra
turbe dei mercatori
passano attraverso i portoni ,
i re si vestono di purpureo,
le legioni di peccatrici
alzano le loro faccie floscie
cercando un cielo
dove il dio del Sole passa
come un fulmune nel suo carro.
In questo pianeta pagano
tutti noi
siamo delle pecore selvaggie.

– 06/03/2017

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davide Tizzano

POESIA: O’ mar
Cumme è bell……st’immensitÃ
Chiù e n’ammor chine e felicitÃ
Assumiglia à nu spiecchio rà vita
Che mai nisciuno l’ha fernuta
È quaccosa e splendent
Quanno se vereò sole addivente
Accusì luccicant
Fino ad arrivà rind all’uocchie e tut quant
Ma ciert vot sta pur in agitazion
Cumme e perzon
Che aspetteno à cumpassion
Re stell che porteno tanta calmeza
Cu na dulcezza
Rind all’anema rà ment rò tiemp
Che aspett pe semp
– 06/03/2017

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Anna Laura Nisi

POESIA: Se penso all’amore, se penso alla libertà, alla solitudine, alla dolcezza, penso a te.
Nella fragilità dei tuoi occhi si rispecchiano i miei ,nella durezza dei tuoi gesti tutta la mia timidezza. Non ci sarà mare più azzurro del posto che hai tu nel mio cuore , in quel piccolo grande posto colorato,un angolino a colori , dove nascondere i pensieri speciali, un sorriso , un nome, una parola,una sensazione unica. Ciò che tu sei.
A.Laura – 06/03/2017

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Alessandro Bernaudo

POESIA: Mamma

Mamma,
ti ho vista danzare pei sentieri a ciottoli
con le tue movenze giulive
e il sorriso candido,
spargendo luce nel mondo;

giacinto della primavera fiorita,
bianco come le nuvole del cielo innocente,
ceruleo come l’orizzonte nel mezzodì,
rosso come l’amore puro,
risplendi ameno
come le stelle nell’etere;

sei una creatura meravigliosa;
lacrime di rugiada
cadono dalle tue iridi
annaffiando il mondo,
e dalla terra raffiora speranza;

sei una quercia maestosa
che sfida il cosmo opaco
allestito a misura d’uomo;

le tue docili grida
frantumano il nulla,
accecano il buio,
i tuoi occhi umidi
sono magnolie
che nascono dai massacri;

Mamma,
ti ho vista danzare pei sentieri ghiaiosi,
con le tue movenze giulive
e il sorriso candido,
a indicarmi la strada
Verso l’amore. – 06/03/2017

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ROBERTO RUSSO

POESIA: FRINE
Arranco e recito
il mio secondo atto.
Socchiudo gli occhi
in un urlo
e invoco Nemesi.
Procedo agnostico,
cacciatore e preda
nelle sabbie dell’ignavia.
Tra l’elidere il trascorso
e il ripercorrerlo,
stoico e pazzo inseguo
ogni attimo Frine.

– 06/03/2017

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Pasqualina Alfieri

POESIA: Lacrima!non conto più
Le volte che hai bagnato il mio viso.
Sì!è vero
A volte hai fatto compagnia ad un dolce sorriso….
Ma più sei stata lì….per ore…da sola
À stramazzare il mio volto…..
Ora ti cerco per far compagnia al mio cuore…che batte per amore! – 06/03/2017

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Pier Francesco Betteloni

POESIA: Titolo poesia : Donna in me, Donna in te :

Mi guardo allo specchio e vedo te.
La mia Anima, nel vissuto,andar vorrebe,sol per i tuoi occhi, su di me…. aver

Accarezza la mia pelle, entra nel mio Spirito, nel mio Io.
Entra nella mia Testa, vivi nel mio Cuore.

Il mio presente, con te nel divenir,sol per il nostro Futuro….costruir, ma ora spegni il fuoco che in me… Divampa.
Con i tuoi baci, le lacrime d ‘ un infinita storia….asciuga.

Accarezza le ferite d ‘una antica vita, e forzainfondiin questo stanco corpo.

Tu compagna di vita, tucompagna d ‘ avventure, tu dolce Donna del mio ieri, tu dolce sicurezza del mio oggi, tudolce felicità del mio domani, gli occhi tuoi dammi, e con essi, la mia….Forza, la mia ….Femminilità, sempre felici saran.

Grazie, grazie dolce Donna della mia vita, sempre più Donna, sempre più Innamorata, sentir mi fai.

– 06/03/2017

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clelia moscariello

POESIA:
Candido
Sei entrato in sordina,
in punta di piedi nella mia vita,
e mi hai coperta di petali,
che non avevano nulla a che fare con le rose,
erano fiori di campo,
freschi di poesia,
una luce nuova che la mia fervida fantasia non riusciva ad immaginare,
il mondo è mio,
candido come il mio viso latteo,
ma non mi imbarazza più la sua dolcezza,
la dolcezza che viene solo dal non avere più paure
– 06/03/2017

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Luigi Massimo Bruno

POESIA: MARCINELLE

Ricordate ancora quando partimmo?
Gli occhi allegri e il sorriso pronto,
la nostra pelle ancora bruna
figlia del sole che nei campi
bruciava gli occhi
quando all’alba, d’estate,
già sulle zolle piegava
alla fatica nostra giovinezza.
Sulle nostre mani
già grosse e dure
correva il filo impaziente
del nostro furioso coraggio:
fame e rabbia, andar via!
per dimenticare i rattoppi,
le quattro sigarette contate,
le inutili bestemmie
e i giorni vuoti buttati in piazza.
Così andammo via
stipati nei treni, come tradotta
ci portava in guerra
cercando lontano, fin lassù,
nel grigio paese d’un livido sole
i pochi soldi da avere in tasca,
una cravatta, la brillantina
e una camicia pulita il sabato sera.
“Nè cani né italiani”
era scritto sulle porte;
gente chiusa tra parole diverse,
noi sfrontati nelle “salles de bal”,
ubriachi di solitudine,
per rubare un sorriso, un “giro”,
a pallide ragazze intimorite.
Arrivammo lassù, eravamo solo carne,
braccia di giovani schiavi
in cambio di carbone.
Scendemmo fino in fondo al buio
nel pozzo che ci stringeva alla gola,
contando i giorni per tornare a casa.
La chitarra, le canzonette,
le fotografie, birra, vino
e qualche bacio non bastarono.
…Salvatore, Rocco, Felice, Attilio,
Guerrino, Santino, Donato…
Eravamo in tanti,
più di cento a morire!
Laggiù siamo rimasti per sempre,
terra nella terra,
uno vicino all’altro
per farci coraggio,
con negli occhi ancora
nuvole e sole di nostra terra antica.
Urlammo in fondo al pozzo
maledicendo il Dio
avaro dei braccianti,
l’angelo nero che ci soffocava.
In fondo ai tunnel, notte per noi,
lassù era mattina,
lasciammo giovinezza e miseria,
gli occhi allegri a bere con gli amici,
i baci e promesse scambiati nel partire.
Sognavamo di tornare,
in piazza a far romanzo
della nostra avventura.
Ma muti tornammo per sempre
e il campo ci copre ormai
dove sudammo un giorno
per contenere appena
stomaco e arsura.
Muti tornammo all’aria,
ci tolsero al buio,
era agosto in cielo,
mentre la gente urlava ai cancelli
nomi sconosciuti.
Dal fondo ci raccolsero
come sacchi di nero carbone
e tornammo poveri corpi stremati,
ancora uno all’altro vicini
nel viaggio fino a casa.
Ora in silenzio dormiamo
nei campi che conobbero
i nostri piedi nudi,
sotto gli ulivi, sulle pietre
mangiando il nostro pane.
Sognammo tutti una terra
per noi di frutti e di grano,
di figli contenti e l’amore
di chi ci volle per sempre.
Come ci chiamavamo?
…Francesco, Michele, Pasquale,
Raffaele, Angelo, Emidio…
Eravamo in tanti, più di cento.
Un giorno partimmo.

Di Luigi Massimo Bruno
25 Febbraio 2017 – 06/03/2017

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Tommaso De Marchis

POESIA: Capisci che sei diventato grande quando dopo la sigla del telegiornale invece di cambiare canale stai in silenzio,quando il fantacalcio diventa una noia assurda.
Capisci che sei diventato grande quando scarti l’ovetto kinder entusiasta solo per la cioccolata o quando nessuno ti convince più con l’entusiasmo di prima a fare qualcosa che non vuoi fare.
Capisci che sei diventato grande quando non hai comprato e nemmeno comprerai l’ultima edizione di Fifa o quando “se non vuoi studiare vai a lavorare…”
Capisci che sei diventato grande quando fai il primo curriculum o quando da grande non vorrai fare più il calciatore…
Capisci che sei diventato grande quando prima di parlare conti fino a 3…non di più..o quando i capelli te li asciughi senza che nessuno te lo dica..adesso sai le conseguenze!
Capisci che sei diventato grande quando se vuoi andare a Parigi non è più per Disneyland o quando non ti scappa più un sorriso se senti una parolaccia.
Capisci che sei diventato grande quando:”Ti ricordi quella volta?” o quando ti chiedono se vuoi il caffè.
Capisci che sei diventato grande quando in un discorso cogli qualche doppio senso ma fai finta di nulla o quando realizzi che il prete non è per forza il più bravo del paese.
Capisci che sei diventato grande quando passa una Ferrari e non lo urli più a nessuno o quando al ristorante se ordini le patate ti portano quelle al forno e non quelle fritte.
Capisci che sei diventato grande quando:”sicuramente c’è qualcosa sotto” o da quando suoni il campanello e non scappi più.
Capisci che sei diventato grande quando usi il ventilatore solo per rinfrescarti e non per modificare la voce o quando non compri più le scarpe un po’ più grandi.
Capisci che sei diventato grande quando apprezzi quello che hai,quando non fai distinzioni tra razza,religioni o culture;quando non giudichi persone che hanno un orientamento sessuale diverso dal tuo,quando capisci che la loro felicità non va a ostruire la tua e quando ti accorgi che non capirlo non è né da grandi e né da bambini ma solamente da idioti…
– 06/03/2017

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