POESIA: Quel che vado dimenticando-lo trovo appeso alla parete-nell’acquerello del mio colore-sbiadito-manca l’ultimo tocco all’opera-troppo o poco inciso -e le ombre-senza voltarsi indietro-si allungano,stanno per cadere -a bordo pagina-dove più che mai-dimentico e mi manco – 21/03/2017
Mese: marzo 2017
ALDO CARBONE
POESIA: IL RUSCELLETTO
Non dorme nel suo letto, ma scorre scorre il ruscelletto
scorre con eleganza, sembra uno che va in vacanza
procede nella sua danza al ritmo d’un minuetto
che s’accompagna al cinguettio d’un uccelletto
s’increspa e si distende, il passo suo riprende.
Un raggio di sole coglie uno spiraglio tra le foglie
poi scosse da un venticello, s’apre e chiude quell’occhiello
s’ode il canto d’un fringuello.
Anche la vita scorre e la strada sua percorre
porta con sè una melodia che l’accompagna nella via
c’è sempre una sinfonia, triste, allegra,
turgida tensione
dell’essere del divenire, di ogni inizio che dovrà finire.
Ogni fede nella mente ha il suo dubbio corrispondente
può succedere che un miscredente
sia molto più vicino a Dio, del più fervido credente.
Bisogna a volte andar contro ogni logica
affinchè l’esistenza non diventi patologica
se hai un piede già nel fosso, può salvarti un paradosso
proprio quel fosso che avverso ti appare è lì perchè tu possa cambiare
ed andare controcorrente rispetto al tuo errato cammino precedente.
In principio dell’inversione, più faticosa sarà la tua progressione
in quanto dovrai lottare contro una forza messa in azione
nella tua precedente direzione. – 21/03/2017
GIUSEPPE MAURO MASCHIELLA
POESIA: CARPE DIEM (dialogo tra un giovane ed un defunto)
Trasparenze sottili
lontane
di muti fantasmi
nella stagnante
quiete delle tombe.
Passi solitari
lasciano dietro
un rumore felpato,
un’ombra s’avvicina,
s’ode una voce con
tono alterato:
“Nella mia fossa
conto
le mie ossa
nella polvere
e rubo grani
di sole al giorno,
per la lunga notte
di eterno sonno,
dimmi ragazzo
perché sei venuto
e mi hai risvegliato?”
“Perdonami, volevo
chiederti tante cose!”
“Cosa? “
“Si nasce, perché?
Si muore, perché?
Qual è il senso
della vita
in perenne
bilico sul nulla?
Che cos’è un istante?
E quanto dura
un attimo di
eterno, quanto
dura l’ immortalità?
E quanto tempo
è per sempre?”
”Ti dirò, a volte
solo un secondo.
Ma tu cosa cerchi?”
“Uno splendido
attimo di vita
che valga una vita.”
Allora su tutto
ti rispondo:
nasci con un pianto,
nel resto della vita
ti chiedi perché,
muori e
scopri l’inganno.
Pensa ad un seme
che cade, che nasce
che cresce,
poi lascia nuovi
semi e muore.
Credi di essere
diverso da un
animale, un albero
da un fiore?
Il senso della
vita è nascere
vivere e morire
tra i patimenti,
dopo averla
trasferita
a nuovi
esseri viventi,
nella continuazione
del dolore,
della morte,
dell’illusione.
Un attimo può far
mutare il tempo,
tramontare il sole,
spuntare la luna,
cadere la pioggia,
far alzare il vento.
Tutto è niente
e niente è tutto
nell’istante
in cui lo vivi e
tu cerchi
l’attimo fuggente?
La vita sfugge
senza essere
mai padroni
di un’ora,
perché sprecarla
rincorrendo,
istanti che
anch’essi
stanno morendo?
Vivi e basta!
Muori e basta!
Non devi avere
rimpianto per ciò
che è passato,
che ora è gi
troppo tardi, e
lo è sempre stato.
Nei pochi istanti
di gioia, quando
l’assurdità della gioia
stessa avrai sentita,
capirai la
tragedia della vita,
che con
l’immortalit
non ha nulla a
che fare, perché
ciò che non muore
non ha ragione
di nascere e morire.
Ero un uomo
giusto e buono,
ma dove il tempo è
nel cavo d’una mano
polvere intatta,
ha corso il vento
a sperdere le sere,
il palmo dei miei giorni.
Non ho più contato
i passi che mi
separavano
dal muro,
oltre il quale
tutto tace,
desiderando
il nulla ed un
angolo di pace,
lontano da
questo mondo,
nel luogo dove
senza misura e per
sempre è il tempo.
Ora qui nella fossa
del buono, del cattivo
il macero dell’ossa
è norma, non spaventa.
Certamente sgomenta
senza di un Dio l’essenza,
l’ingiusta equivalenza,
l’eterno azzeramento
senza risarcimento
tra ladro e derubato,
tra boia e assassinato,
della umana stagione
l’iniqua conclusione.
GIUSEPPE MAURO MASCHIELLA
– 21/03/2017
Federico Morescalchi
POESIA: Guardo un braccialetto
che porto al polso,
le sue pallette colorate
nere verdi gialle e rosse,
mi ricorda di un americano,
del venditore africano,
degli occhi chiari
di quella bionda ubriaca,
del suo vestito scuro
e del suo seno arido come
secchi rami d’autunno.
Beveva allegra,
sentivo il suo odore
come nettare giallastro
che colava lungo pareti sciolte,
lo sentivo come in un sogno già sognato,
come un soffio caldo in un ventre bucato.
Scolavamo Tequila,
in un deserto di sale aspro come
un eterno ricordo che strizza
i miei nervi irrazionali.
Ero il cubetto di ghiaccio
su di un’isola lunga e sfusa,
la sua pelle sfuocata,
calda come una lingua di lava,
come un inferno di silice
che si squarcia e si ricuce.
Il suo respiro vibrava vivo,
mentre ombre sfumate svettavano sul profilo
zigrinato di montagne immortali,
in un istante vuoto come il pensiero
di un omuncolo sopito,
come una sveglia sgualcita
che logora membra fumanti,
come una mediocre formica
senza briciole da trasportare.
Luci luccicanti e colorate si spargevano
nei bicchieri, nelle lenti sobbalzanti
di granelli spersi senza un
solco da seguire.
Un abisso nero danzava smemorato
sotto ai nostri piedi scalzi,
sporchi di un bosco inerte e incurante
come la natura,
come il ticchettare piano
di foglie e gocciole dimenticate.
Il tempo di un sorso,
il tempo che sfugge via,
percorriamo stelle ed infiniti vuoti
come un compasso
stracci di parole svanite,
come un viandante ubriaco
l’estate notturna e solitaria,
come vecchie morali esplose
in supernovae cariche d’illusione. – 21/03/2017
Fernando Lavezzi
POESIA: Viviamo sulla superficie della nostra esistenza,
e non ci accorgiamo di quanto le prospettive e i modi dell’essere,
vadano oltre al nostro orizzonte mentale.
Non ci accorgiamo di come il modo nasconda l’effettivo,
di come l’apparire copra il reale di noi stessi.
L’ultimo scopo a cui crediamo diventa il tradire lo stato del mondo
con illusioni e false ristampe di vecchie news incatrapecorite.
Il reale nel frattempo scorre a fianco a noi,
inosservato e insignificante, nascosto e distratto agli occhi dei più.
Momenti che passano. Rumori cosmologici che poco interessano all’uomo.
Il sentiero si allontanava dalle pendici del monte.
Lento e inesorabile il passo mi portava verso la pianura,
mentre il primo vagito della luce mattutina
già prospettava una giornata impossibile.
Lentamente il rumore dell’universo si alza,
fino ad accecarmi con la sua inaudita intangibilità.
I passi del tempo svaniscono dalle mie mani,
briciole di secondi, rimangono sul tavolo dei ricordi,
pronte ad essere raccolte e consumate.
Il tavolo imbandito ormai non è più.
Lasciando il posto a un campo arso e consumato dal sole.
– 21/03/2017
Giovanna Zamponi
POESIA: Raccontare la vecchiaia….
Pensieri in disordine
Una persona matura,
una persona della terza età,
un anziano;
sono parole diverse,
non hanno significato,
se non quello di chiamare veramente una persona col suo nome:
vecchio.
C’è tanta riluttanza
a usare le parole
perché esse possono far male,
invece si attuano
sistemi molto crudeli
per farti capire che ormai sei fuori:
la società non ha più bisogno di te,
anzi, tu sei
un peso sociale:
sei una lunga pensione da pagare
quella che i giovani di oggi forse non avranno;
sei un peso sanitario:
il tuo corpo accusa gli schiaffi del tempo;
sei un peso familiare:
nessuno ha tempo per farti compagnia,
a nessuno interessa parlare con te,
e allora ti trovi vicino
una russa, o una rumena o una polacca,
ma non parla la tua lingua,
non può e non ha nulla da dirti,
a te la lega soltanto
la paga di ogni mese.
E gli anni passano….
E tu sei solo
con i tuoi pensieri:
perché tu pensi,
con le tue sensazioni:
perché tu senti,
con le tue curiosità:
perché tu vuoi sapere,
con i tuoi sentimenti:
perché tu ami.
E ti affanni a trovare
un motivo per esserci,
una ragione per esistere,
qualcosa che ti dia
una ragione per vivere
perché la tua mente e il tuo cuore
non hanno anagrafe,
e sono vivi,
ma tu sei vecchio
Giovanna Zamponi
Via Bergamasca 33
63900 Fermo (FM)
Tel 0734 227048
e mail: zampagio@alice.it
– 21/03/2017
Laura Spampinato
POESIA: Tu
“Segno di contraddizione
tu sei
e vivi nascosta, alla vista di tutti,
stimata – e odiata parimenti.
Vesti i tuoi panni
e le tue bugie
che graffiano te sola.
Eppure, i tuoi silenzi dolgono
più del caos altrui.
Il mondo apprezza
l’apparire sboccato.
Che tu non sei.” – 21/03/2017
Maria Nunzia Barile
POESIA: Carcasse di sogni
Brina indomabile sulle orme
di un futuro reticente.
Il fato impetuoso beffeggia
carcasse di sogni.
Emozioni,
si divincolano in acque
brulicanti di vita ed avide di morte.
Volontà logorate,
trascinano membra spossate.
Voglia Eolo, impertinente,
spiegare le vele alla volta di sponde vergini.
– 21/03/2017
Sonia Sachar
POESIA: “Silenzio”
C’è silenzio nel mio cuore che non vuole soffrire
nel mio futuro che non posso scoprire
nel ricordo che non voglio vedere
Silenzio
solo silenzio, null’altro ed oltre. – 21/03/2017
ENZO QUARANTA
POESIA:
DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO
Nel silenzio della notte
aspettando il domani
viaggio nell’oblio
alla ricerca del mio Io!
Staccato dal mio essere
veleggio nel mio buio
sperando nel domani!
ma domani è un altro giorno!
Se il giorno è una speranza
ed essa non è un sogno,
a lei io mi aggrappo,
aspettando quel domani!
Domani è un altro giorno,
torna la speranza…di essa io mi nutro!
ma come spesso accade…!
“Quella” sempre mi delude. – 21/03/2017